Tutti gli stupefacenti, leggeri o pesanti che siano, sono in grado di attraversare la barriera placentare e raggiungere il feto. Se consumati poi durante l’allattamento passano nel latte materno. La letteratura medica, però, non riporta un aumento dei rischi di malformazioni, aborto o mortalità perinatale legato all’uso di droghe leggere.
Il pericolo, piuttosto, è di indurre alterazioni neuro-comportamentali nel bebè.
L’osservazione che tali sostanze sono in grado di attraversare sia la barriera placentare che di riversarsi nel latte suggerisce l’ipotesi che, nel periodo in cui è in corso il processo di maturazione morfo-funzionale della barriera ematoencefalica, abbiano la possibilità di accumularsi in quantità significative in aree critiche del sistema nervoso centrale, interferendo con i processi dello sviluppo neurologico e psichico (Arenander and de Vellis, 1989, Mirmiran and Swaab, 1987).
Disturbi precoci possono manifestarsi alla nascita: una sorta di crisi di astinenza con tremori, pianto convulsivo, irritabilità e sonno disturbato. L’intensità di tali sintomi dipende dal tipo di stupefacente consumato e soprattutto dalla frequenza del consumo. Normalmente il piccolo supera il problema in alcuni giorni.
Altre alterazioni neuro-comportamentali possono invece presentarsi tardivamente: nei primi 4 anni il bimbo pu sperimentare disturbi nell’elaborazione degli stimoli sensoriali, cioè nella capacità del cervello di recepire ed organizzare correttamente le informazioni ricevute attraverso vista, udito e tatto. Dai 5 anni in poi, può manifestare aggressività e difficoltà di socializzazione.