vagito
Primi mesi

Il primo pianto

Perché un bambino appena nato si mette a piangere e a urlare?

Esistono al riguardo numerose ipotesi.

Secondo alcuni il motivo sarebbe legato principalmente alla mancanza di ossigeno nel suo corpo.
In effetti, nell’ultima parte del parto, al feto giunge una minor quantità di ossigeno, perché la placenta, che glielo fornisce, si è progressivamente staccata dalla parete uterina. A ogni contrazione il cordone ombelicale, già allungato, è stato progressivamente compresso, riducendo l’afflusso di sangue, e quindi di ossigeno (un po’ come quando si pesta il tubo di gomma che innaffia un giardino). Infine, ogni contrazione comprime i vasi sanguigni della madre, e questi di conseguenza portano meno ossigeno alla placenta. Il pianto del neonato, quindi, secondo ricercatori come Peter Nathanielsz, sarebbe un segnale d’allarme, un grido d’aiuto.

Perché, allora, il neonato non tenta di respirare mentre sta uscendo? Perché rischierebbe di morire soffocato: nei suoi polmoni infatti rischierebbero di finirvi muco, liquido amniotico, sangue (col pericolo di infezioni, tra l’altro).

Ma come fa il feto a spere che è meglio non respirare? Dietro a questa “saggezza” sembra esserci un meccanismo biochimico straordinario.

Il principale impedimento a respirare, infatti, sembra essere costituito dall’azione delle prostaglandine che sono prodotte dalla placenta. Dopo il taglio del cordone ombelicale (ne accennavamo prima), al neonato non arrivano più questi ormoni e ciò costituisce un “via libera” chimico alla respirazione. Ma non basta, ci sono altri stimoli.

La nuova temperatura esterna, più fredda, e soprattutto la fine della pressione attorno alla testa a opera del canale uterino, stimolano il cervello a compiere il primo profondo (e probabilmente bruciante) respiro. Al quale segue ovviamente il primo forte vagito.

Insomma sarebbe un insieme di fattori molto diversi che controllano il momento preciso nel quale il neonato deve compiere il primo respiro.

Forse il primo vagito ha anche un obiettivo strategico: chiedere, anzi pretendere, l’attenzione degli altri. E’ un modo per affermare la propria esistenza. Come un uccellino nel nido, il neonato deve pigolare per segnalare le proprie esigenze, scatenando così il flusso delle cure materne.

Ma la natura non avrebbe potuto fare meglio le cose? Per esempio dotare la donna di un bacino più ampio?