Negli ultimi anni, sempre più spesso nell’esercizio della mia professione di psicologa, ho incontrato genitori con figli piccoli ed insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, alla ricerca di rassicurazioni e di informazioni in merito alla sessualità spiegata ai bambini.
Spesso gli adulti rimangono spiazzati dalle domande che rivolgono loro i piccoli, domande quali “Come nascono i bambini?”, “come fanno ad uscire dalla pancia della mamma?”, “come
fanno ad entrare nella pancia della mamma?” e poi… “Chi sono le prostitute?”, “Cosa significa omosessuale?”, “Cosa vuol dire fare l’amore?” “Voi due (rivolgendosi ai genitori) fate sesso?”…
Educare i nostri figli alla sessualità significa accompagnarli nel proprio processo di crescita, aiutandoli ad assumere comportamenti sessuali, adeguati all’età che hanno.
Significa accompagnarli all’ascolto di emozioni, sentimenti, affetti.
Significa fornirgli strumenti di tutela, di protezione dal messaggio distorto a cui vengono costantemente esposti, nonostante la nostra presenza, nonostante le nostre infinite precauzioni.
Tuttavia, non sempre è semplice per un genitore affrontare questa tematica, che spesso rimanda alla propria storia personale e culturale, rischiando in alcuni casi atteggiamenti contrapposti, che spaziano dall’eccessiva censura delle domande all’ evitamento totale dell’argomento.
Ma davvero la prima cosa da fare è rispondere alla domanda che ci viene fatta in quel momento? In quel luogo?
E con quali parole?
Ecco i primi passi che un adulto deve compiere prima di rispondere a queste domande:
essere consapevole del proprio rapporto con questa tematica, poiché influenzerà il modo in cui risponderà, anche nel caso in cui voglia fare l’esatto contrario (se sa di sentirsi imbarazzato, ma vuole apparire disinvolto, l’imbarazzo emergerà comunque, esserne consapevole è un buon punto di partenza);
essere un attento osservatore, poiché esistono diversi tipi di domande che i bambini pongono, usando le stesse parole. Il tono, la postura e la mimica facciale con cui pongono il quesito fanno la differenza;
ascoltare la domanda, per comprendere di quale informazioni il bambino ha bisogno, diversamente rischiamo di fornire informazioni non necessarie.
A questo punto possiamo rispondere, ma come?
dedicando un tempo ed uno spazio (soprattutto mentale!), quindi se siamo ad una festa o stiamo cucinando, possiamo rinviare ad un tempo ed un luogo più idonei, tenendo fede alla parola data, usando parole semplici ma corrette, a misura di bambino;
dicendo la verità, esattamente così com’è, una bella storia in cui due aduti, che si sono conosciuti, frequentati ed innamorati, hanno deciso di avere un bambino e così…
Insomma niente api e niente fiori, niente cavoli, né cicogne, ma una favola che parla di mamma e
papà e del loro modo speciale di amarsi.
Dott.ssa Tiziana Manigrasso
psicologa – psicoterapeuta – esperta in relazioni educative familiari
cell. 3478671141
tizianamanigrasso.altervista.com
ricevo su appuntamento a Brescia, Chiari, Trezzano sul Naviglio Nei prossimi mesi sarò presente sul territorio milanese per serate di formazione rivolte a genitori ed insegnanti, per maggiori informazioni consultare il mio sito internet.