Latte umano e latte formulato a confronto

Inizio con questo articolo una serie spero numerosa e fruttuosa di post dedicati all’allattamento, condividendo con voi le mie conoscenze ed esperienze in materia.

L’allattamento è un elemento del processo riproduttivo delle donne, al pari del concepimento, della gravidanza e del parto. Contrariamente a quanto si sente in giro, allattare con successo e a lungo non è una fortuna di poche donne, perché è alquanto improbabile che una donna che abbia portato avanti con successo una gravidanza sia poi nell’impossibilità fisica di nutrire al seno il proprio bambino. Eppure, le condizioni attuali di gestione della nascita e del puerperio, spesso fanno sì che non siano messe a frutto tutta una serie di buone pratiche per mantenere viva la produzione di latte (riconducibili quasi tutte a un buono stimolo della ghiandola mammaria materna da parte del poppante), motivo per cui effettivamente l’allattamento può diventare un percorso in salita.

Parlare di allattamento a una mamma significa spesso toccare una donna nel profondo del suo “essere madre”. Forse è questo uno dei motivi di contrapposizione tra madri che allattano al seno e madri che scelgono l’allattamento artificiale. In questa “guerra” non mancano disinformazione, miti e leggende metropolitane alimentati troppo spesso da certi operatori sanitari che si rendono responsabili del fallimento sia dell’allattamento al seno, sia di quello artificiale.

Per oggi analizziamo solo sotto la lente dell’aspetto nutrizionale le differenze tra l’allattamento al seno e l’allattamento artificiale, pur sottolineando che l’allattamento al seno non è solo un modo per nutrire un bambino, ma una forma di accudimento completo del proprio figlio: un accudimento che non ha orari precisi, come non ne hanno gli abbracci, e che non può essere disinvoltamente delegato a sostituti meccanici del seno. Mi scuso in partenza per l’eccesso di informazioni tecniche e scientifiche e nello stesso tempo cerco di essere il puù esauriente possibile.

Dal punto dei nutrienti in esso contenuto, il latte (prodotto di secrezione delle ghiandole mammarie dei mammiferi dopo il parto) è l’alimento previsto per la crescita dei cuccioli dei mammiferi, ed il latte di ogni specie va ad esclusivo beneficio di quella specie. Per questo si dice che il latte umano è specie-specifico (anzi, individuo-specifico, perché ogni mamma produce i nutrienti necessari per il suo bambino).

Il latte di tutti i mammiferi contiene, disciolti in acqua, zuccheri (lattosio), proteine, grassi, vitamine ed enzimi, oltre agli anticorpi propri della specie di appartenenza, ma la composizione del latte differisce tra le varie specie di mammiferi, in particolare, il latte vaccino – previsto per la crescita del vitello – è molto diverso per composizione rispetto al latte di donna perché:

■contiene troppe Proteine: 36 gr/litro contro 9 gr/litro, – quattro volte di più;
■contiene Proteine molto diverse: rapporto Caseina/Lattoproteine 4.5:1 contro 0.4:1
■contiene poco Lattosio: 49 gr/litro contro 70 gr/litro;
■presenta un rapporto Grassi Saturi/Insaturi svantaggioso;
■contiene una percentuale di Calcio troppo elevata: 1170 mg/litro contro 340 mg/litro;
■presenta un rapporto Calcio/Fosforo svantaggioso: 1.3:1 (Latte vaccino) contro 2.4:1 (Latte umano);
■contiene troppi Sali Minerali: 7 gr/litro contro 2 gr/litro.

La composizione del latte materno cambia man mano che il bimbo cresce, adattandosi alle esigenze del bambino. Il latte artificiale (che è latte vaccino adattato all’uomo) invece è sempre lo stesso.

1. Proteine

Il neonato sfrutta le proteine del latte materno al 100%. Dopo i primi giorni di vita, potenzialmente tutte le proteine del latte del seno diventano parte del bambino, poche vengono eliminate. Il bambino nutrito con latte vaccino, al contrario, utilizza un 50% delle proteine del Latte e deve scartarne circa la metà dalla sua dieta.

L’apporto in proteine del latte di donna evidentemente è sufficiente, mentre il sovraccarico proteico del latte vaccino può essere nocivo (danni renali) e porta ad assimilarne poche. Il latte vaccino contiene infatti il quadruplo delle proteine del latte umano, per poter essere tollerato dal neonato deve essere diluito. Poichè contiene per lo più caseina, il latte di mucca, quando si mescola con i succhi gastrici, coagula formando un grumo grosso e compatto nello stomaco (latte cagliato).

Questo spiega perché i piccoli si sentono sazii per circa quattro ore dopo una poppata di biberon. Il latte umano cagliato, al contrario, è soffice e leggero. Lo stomaco del bambino allattato al seno si svuota rapidamente e facilmente, per cui desidera mangiare più spesso, il che, a sua volta, stimola la produzione di altro latte da parte della madre.

2. Acqua
I bambini ricevono dal latte della madre acqua in quantità sufficienti per le loro necessità metaboliche.

Quando fa caldo, è la madre ad aver bisogno di una maggiore quantità d’acqua e non il bambino allattato al seno. Il bambino nutrito con latte formulato, invece, ha bisogno di acqua non solamente per il proprio metabolismo, ma anche per permettere ai reni di eliminare i sali e le proteine inutilizzabili.

Così, oltre all’acqua aggiunta al latte artificiale, ha bisogno di bere acqua dal biberon, specialmente quando fa caldo. L’eliminazione delle proteine inutilizzabili è in gran parte compito dei reni. Questo può sollecitare un certo sforzo su di una funzione ancora immatura.

Per anni generalmente si è ritenuto che i bambini nati prematuramente crescessero meglio con determinati tipi di latte artificiale in polvere, piuttosto che con il latte della madre. Alla fine i ricercatori si sono accorti che l’aumento di peso non era dovuto ad una effettiva crescita, ma ad una ritenzione di liquidi nei tessuti. Questo è il risultato della sollecitazione su reni immaturi, che non riescono ancora ad eliminare adeguatamente proteine in eccesso e sali minerali.

3. Vitamine

Il latte di mucca contiene solo dalla metà a un decimo delle vitamine essenziali presenti nel latte umano.

Nonostante la madre onnivora assuma in prevalenza cibi cotti, il suo latte contiene molte più vitamine di quello della mucca, che mangia solo erba. Per questa ragione i bambini nutriti con alimenti artificiali devono ricevere un’integrazione di vitamine o la dieta deve essere variata con altro cibo.

I bambini allattati al seno, al contrario, non necessitano di nessun altro cibo sino all’età di cinque o sei mesi. Anche allora il latte materno continua ad essere una buona fonte delle vitamine di cui necessitano, ed è una ricca fonte soprattutto di vitamine A ed E, che sono liposolubili.

La vitamina D controlla la capacità del bambino di assorbire il calcio. La vitamina D deve provenire da fonti dietetiche solo in climi nordici, poichè è sintetizzata dall’organismo durante l’esposizione ai raggi solari. Se il bambino non prende abbastanza sole, può essere vittima del rachitismo, secondario a carenza di vitamina D. Tuttavia è improbabile che il bambino allattato al seno sviluppi una forma di rachitismo, perchè il latte materno ne contiene a sufficienza.

La vitamina C, contenuta in grande quantità nel latte umano, è quasi completamente assente dal latte di mucca, anche non pastorizzato. La produzione di vitamina C da parte delle ghiandole mammarie umane è così efficace che lo Scorbuto, la malattia causata da carenza di Vitamina C, non è mai stato riscontrato in bambini allattati al seno, neanche nel caso in cui la madre ne fosse affetta.

4. Grassi
Il latte vaccino ed il latte umano contengono all’incirca la stessa quantità di Grassi. Comunque il latte vaccino contiene più grassi saturi del Latte umano. Questa è una delle ragioni per cui l’uso del latte vaccino andrebbe limitato anche dopo lo svezzamento.

5. Ferro
Il latte umano contiene poco ferro, ma la stessa cosa vale anche per quello di altri animali. Questo in realtà può essere un vantaggio, perchè il neonato ha abbondanti riserve di ferro immagazzinate nel fegato o nella milza, ed un’alta concentrazione di globuli rossi nel sangue che poi decrescano fino a raggiungerre valori normali, dopo un certo periodo, in relazione alla crescita del bambino.

Se la madre durante la gravidanza non è anemica, le scorte di ferro dei bambino sono probabilmente sufficienti per tutto il primo anno di vita, anche nel caso di una dieta esclusivamente lattea. Vanno quindi evitati cibi ricchi di ferro.

6. Zuccheri
Il latte proveniente dal seno materno contiene una quantità di zuccheri assai maggiore rispetto a quella presente nel latte di mucca intero. Non solo la quantità di zucchero del latte vaccino e del latte umano è diversa ma anche la sua qualità. Lo zucchero, nel latte umano, è in larga parte lattosio, oltre a piccole quantità di altri oligosaccaridi.

Il lattosio è più facile da digerire per il bambino piccolo e migliora l’utilizzazione delle proteine contribuendo al fatto che i bambini nutriti al seno non eliminano quasi proteine, inoltre, un’alta concentrazione di lattosio può favorire l’assorbimento del calcio. Se si aggiunge dello zucchero da tavola al latte vaccino per aumentame il contenuto di glucosio, la corretta crescita del bambino può essere gravemente compromessa.

7. Fermenti Lattici
Questi microorganismi, che si ritrovano nel terreno e nelle piante, sono contenuti in elevate concentrazioni nel latte materno, dove prendono il nome di lactobacilli. Essi andranno a costituire la complessa flora batterica intestinale del neonato, di vitale importanza al fine di poter instaurare condizioni di normalità nel tratto intestinale. Questi batteri saranno ospiti dell’intestino per tutta la vita, proteggendo l’individuo dalla maggior parte delle allergie.

Ma, in sintesi, il latte umano, al contrario della formula chimica, è un alimento vivo
– è specie-specifico (è l’unico latte fisiologicamente adatto al neonato umano)
– è individuo-specifico (ogni madre produce il latte adatto per il bambino che poppa al suo seno in quel momento)
– è in parte sconosciuto (ogni giorno si scoprono nuove sostanze)
– è un modulatore biologico (significa che è molto di più di un alimento, contiene ormoni, enzimi, anticorpi, cellule vive del sistema immunitario, oligoelementi, neurotrasmettitori, fattori di crescita dell’epitelio e del sistema nervoso, e si potrebbe continuare a lungo…) che dà un imput a tutti i sistemi del neonato (immunitario, neurale, digerente, endocrino…) “insegnandogli” a funzionare nel modo corretto
– è variabile (significa che, pur mantenendo certe costanti, cambia con il passare delle settimane, dei mesi, del momento della giornata, di ciò che la mamma mangia e del momento della poppata): in particolare, all’inizio della poppata il bambino assume il latte iniziale, più “acquoso” (che non significa povero, contiene una grossa parte proteica, gli anticorpi, la lattoferrina, la porzione degli zuccheri e tante altre sostanze importantissime che sono idrosolubili) e solo dopo che si è verificato il riflesso di emissione (la calata) il bambino ottiene la parte più grassa, inferiore di volume ma concentrata di calorie e contenente altre componenti, come ormoni e sostanze liposolubili.

Date queste caratteristiche, dovrebbe essere il latte artificiale ad essere valutato alla luce del modello, cioè il latte materno, e non certo quest’ultimo ad essere valutato in base a una proporzione “standard” di nutrienti secondo la formula che le industrie hanno scelto di usare come modello in un dato momento storico.

Se avessimo il modo per analizzare davvero il latte materno in maniera esauriente le industrie dell’artificiale brinderebbero perché saprebbero finalmente cosa esattamente stanno cercando di imitare… non lo sanno, e sono costrette ad andare avanti con quello che al momento si conosce e, soprattutto, per prove ed errori: fatti inevitabilmente sulla pelle dei bambini.