In Gravidanza

Cesareo e anestesia epidurale

anestesia epiduraleLa cosidetta anestesia epidurale è stata una grande innovazione per l’esperienza del parto cesareo*. Con l’epidurale il bambino non subisce gli effetti della anestesia, poichè il farmaco viene introdotto direttamente nello spazio che circonda il midollo spinale della madre, vale a dire dove passano i nervi che trasmettono la sensibilità. Il farmaco agisce direttamente sui nervi, senza passare nel sangue della madre quindi nemmeno in quello del bambino.
In questo modo la madre può vedere la nascita del figlio condividendo questo momento con la persona amata. Per somministrare l’anestesia il medico è solito chiedere alla donna di mettersi in posizione fetale per favorire l’estensione della colonna vertebrale.

Esistono due varianti di questo tipo di anestesia:

  • l’anestesia rachidea si somministra in una dose unica, ad effetto quasi istantaneo con una durata di circa 2-3 ore. Si pratica al momento del cesareo.
  • l’anestesia peridurale è quella che si somministra durante il travaglio. Attraverso un tubicino inserito nella schiena, l’anestesia entra in piccole dosi e in modo continuo. Elimina il dolore, ma non provoca una anestesia profonda, e può durare per ore e ore. Se si decide di praticare un cesareo, si inietta più anestetico attraverso il tubicino e si procede al cesareo.

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In Italia la decisione del Ministero della Salute di introdurre il parto indolore nei livelli essenziali di assisenza – attraverso quindi il ricorso di anestesie locali e di tipo epidurale – ha scatenato non poche polemiche. A favore del provvedimento si sono schierate le società scientifiche dei medici ostetrici e ginecologici, convinte che il ricorso alle tecniche di analgesia possa arginare il massiccio ricorso al parto con taglio cesareo e ridurre le possibili conseguenze medico-legali in caso di problemi durante il parto. Contro ci sono invece le organizzazioni che promuovono il parto naturale, per le quali il ricorso all’epidurale non è l’unico mezzo per ridurre i dolori delle partorienti. E indicano soluzioni alternative e meno medicalizzate: continuità assistenziale da parte dello stesso team di operatori di prima, durante e dopo il travaglio; adeguamento delle strutture ospedaliere che attualmente non offrono la possibilità alle donne di partorire in un ambiente più naturale, libere di muoversi e si assumere posizioni diverse durante il parto; possibilità di partorire in acqua o a domicilio.

Fonte: Libro: Il parto Cesareo – Edizioni Il leone Verde