Anche se questo argomento viene affrontato in altre sezioni di questo sito, ci è sembrato opportuno dedicargli un altro post a parte in quanto troppo spesso è motivo di problemi e di ansie.
RAPPORTI SESSUALI IN GRAVIDANZA
Diciamo subito che nel corso di una gravidanza a decorso fisiologico, o come definiamo attualmente, a basso rischio, è giusto che venga conservata dalla coppia una normale vita sessuale. Ciò, non solo non comporta rischi specifici, ma consente di vivere serenamente questo momento, senza privarsi di momenti di intimità fondamentali nella vita di coppia. Assai spesso un rapporto sessuale induce nella gestante qualche piccola contrazione uterina, che però normalmente scompare in pochi minuti; ciò è più frequente nel primo e nel terzo trimestre, mentre il secondo trimestre è in genere più tranquillo.
L’altro aspetto che molto spesso condiziona i rapporti sessuali sono i timori del partner di recare danno al nascituro; ciò è frutto di timori immotivati e motivo di ansie ingiustificate. Il feto è ben protetto all’interno dell’utero e del suo sacco amniotico, e quindi non sono possibili contatti diretti durante un rapporto. Semmai si raccomanda una certa dolcezza e una adeguata delicatezza sicuramente gradite dalla futura mamma , in un momento in cui è psicologicamente più delicata e necessita di maggiori attenzioni da parte del proprio compagno..
Molti lavori scientifici sono stati pubblicati sull’argomento, alcuni molto ben condotti; uno dei più noti è il lavoro di Masters e Johnson (1966) che riportava un aumento del desiderio e della soddisfazione sessuale nel secondo trimestre di gravidanza in più dell’80% delle coppie intervistate ; ciò era attribuito all’aumentata vascolarizzazione e vasocongestione degli organi pelvici tipico della gravidanza. Altri lavori non hanno confermato questo dato (Pasini, 1975, Haines 1996), ma in tutti emerge l’interferenza della sfera psichica sul rapporto sessuale in gravidanza. In un lavoro del 1998 eseguito nella nostra struttura ospedaliera veniva rilevata una notevole riduzione della vita sessuale in gravidanza, riduzione attribuita a motivi di salute, alla paura di danneggiare il feto, all’aumento di dimensioni dell’addome ed al rifiuto del partner. Comunque anche in questa occasione fu rilevato che nel 32% delle coppie era riferito un aumento del desiderio sessuale nel secondo trimestre di gravidanza.
ORGASMO E ANORGASMIA
Il raggiungere o meno l’orgasmo nei rapporti sessuali durante la gravidanza è un problema che presenta diversi aspetti. Infatti man mano che passano le settimane, i genitali femminili subiscono delle trasformazioni, sia di aspetto di di dimensioni; si verifica una certa congestione, sopratutto vulvare e clitorideo, dovuta al maggior afflusso di sangue nelle aree pelviche, tipico della gravidanza; queste strutture diventano più gonfie, più voluminose e il colore, abitualmente roseo, si scurisce. Alla fine della gravidanza possono comparire anche delle piccole varici vulvari, dovute ad un ritorno venoso rallentato ed alla predisposizione familiare a queste trasformazioni. Tutte queste modificazioni, nella maggior parte dei casi, non diminuiscono le capacità sensoriali della donna, anzi le accentuano, per cui la capacità di godere di un rapporto sessuale tende ad aumentare. Pertanto la possibilità di raggiungere un orgasmo è maggiore da un punto di vista fisiologico. Su questo si sovrappone ovviamente l’aspetto psicologico legato ai timori di molte gestanti di indurre problemi alla evoluzione della gravidanza in seguito ai rapporti, e che può creare uno stato di tensione sicuramente causa di una riduzione del godimento sessuale. C’è da dire che se una donna presentava, prima della gravidanza, frequenti situazioni di anorgasmia (assenza di orgasmo) legata a situazioni psicologiche conflittuali, raramente vede migliorare la propria capacità di godere di un rapporto sessuale con l’inizio della gravidanza; d’altra parte è assai più difficile affrontare queste problematiche psicologiche in gravidanza, e quindi è in genere consigliabile avere pazienza, e rimandare a dopo la gravidanza la soluzione di questi problemi.
RAPPORTI SESSUALI NEL POST-PARTUM
Dopo il parto, sia vaginale che cesareo, è giusto interrompere i rapporti sessuali per un periodo variabile fra uno e tre mesi. In particolare dopo un parto vaginale è molto frequente dover eseguire una sutura vaginale e/o perineale più o meno complicata. Comunque anche nei casi delle suture più semplici, sono necessari almeno quindici giorni prima del riassorbimento dei punti di sutura e della relativa cicatrizzazione della ferita. Peraltro anche le zone cicatriziali richiedono alcune settimane prima di riacquistare una normale elasticità e si tratta spesso di aree più sensibili e dolenti. Inoltre è del tutto normale che continuino delle perdite ematiche vaginali (lochiazioni) per circa 15 giorni dopo il parto, legate alla graduale riduzione di volume dell’utero. Tutto ciò, oltre a creare disagio nella donna, espone facilmente a delle infiammazioni delle pareti vaginali e del collo dell’utero. Occorre quindi essere molto comprensivi nei confronti della puerpera prima di ricominciare ad avere rapporti sessuali, ed attendere che sia il ginecologo che controllerà la donna dopo il parto a dare il consenso alla ripresa dei rapporti. Iniziare prima, e indurre fastidi e dolori durante il rapporto, potrebbe condizionare per lungo tempo i rapporti successivi e mettere in moto stati d’ansia e timori di avvertire dolore anche dopo la totale restitutio ad integrum delle vie genitali femminili. Per ultimo non va dimenticata la frequente situazione di modesta depressione a cui molto spesso va incontro la puerpera (vedi depressione puerperale) e che può condizionare lo stato emotivo della donna anche nei confronti dei rapporti sessuali.
RAPPORTI NEL POST-PARTUM E CONTRACCEZIONE
Va sempre tenuto presente che anche in caso di allattamento al seno non si ha la totale sicurezza di poter avere rapporti sessuali nel post-partum senza il rischio di una nuova gravidanza. L’allattamento, grazie agli alti livelli di prolattina in circolo, riduce sicuramente l’attività ovarica della puerpera, e quindi la possibilità di una ovulazione; ma non la annulla completamente, e nella maggior parte dei casi, anche durante l’allattamento, ricominciano dei cicli mestruali normali e spesso anche una ovulazione periodica. Ciò richiede che si prendano delle precauzioni di tipo contraccettivo alla ripresa dei rapporti sessuali nel post-partum, se non si vuole correre il rischio di una nuova gravidanza troppo ravvicinata alla precedente. E dato che in allattamento non è possibile fare uso di contraccettivi orali, come la pillola antifecondativa, è necessario prendere in considerazione metodi diversi; e fra questi gli unici che danno una certa sicurezza sono metodi di barriera come l’uso del profilattico. Solo dopo la sospensione dell’allattamento al seno sarà possibile utilizzare altre metodiche contraccettive.