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[su_note note_color=”#ff1239″ radius=”10″]Babbo Natale è una figura mitica, presente nel folclore di molte culture, che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Babbo Natale è un elemento importante della tradizione natalizia nella civiltà occidentale, oltre che in America Latina, in Giappone in altre parti dell’Asia orientale.[/su_note]
Era una fredda notte d’inverno, fra gli anni 243 e 366 dopo Cristo, quando nell’antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime “strenae” (che altro non erano che ramoscelli d’alloro) per festeggiare il “dies natalis”.
Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perchè la nascita di Gesù e, insieme, l’anniversario dell’ascesa al trono dell’Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l’intero anno.Passarono i secoli ed un bel giorno del 1800 il rito trovò la sua personificazione in un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca, residente al Polo Nord, dove, secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi costruivano dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l’ausilio di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case.
Raggiunta una certa età, veniamo a conoscenza di una spiacevole realtà: Babbo Natale altro non è che un personaggio fantastico. Ma tale affermazione non è del tutto vera!
Babbo Natale, o almeno un personaggio molto simile, è realmente esistito; si tratta di San Nicola. Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Licia ( una regione storica dell’Asia Minore, situata sulla costa meridionale dell’Anatolia, nella moderna provincia turca di Adalia), nel IV secolo.
Essendo un vescovo, invitò tutti gli altri parroci della sua diocesi a diffondere il cristianesimo laddove i bambini non avevano la possibilità o la volontà di recarsi in chiesa anche a causa del freddo invernale, che costringeva molti a non uscire di casa.
Così li esortò, dicendo loro di recarsi dai bambini portando un regalo, e di cogliere l’occasione per spiegare chi fosse Cristo e che cosa avvesse fatto per l’intera umanità.
I parroci quindi, indossando un pesante soprabito rosso scuro per ripararsi dal freddo e portando con loro un sacco pieno di regali, raggiungevano i bambini mediante alcune slitte trainate da cani.
Quando San Nicola morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. In quell’anno infatti vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari dove tutt’ora sono conservate e di cui divenne il santo protettore.
Negli anni che seguirono la morte di San Nicola, si diffusero numerossissime leggende.
Una tra le più famose, e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33) è quella di tre giovani poverissime destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perchè caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Ma la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso comunque a tenere fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov’erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie.
In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandolo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre.
Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso di un oggetto mitico, il Sacro Graal che, oltre ad essere responsabile della sua capacità di “produrre in abbondanza” da regalare, fu anche la causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa Gregorio VII. In ogni caso San Nicola divenne nella fantasia popolare “portatore di doni“, compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre (S.Nicola, appunto) o addirittura nella notte di Natale.
Il nome olandese del santo, Sinter Klass, venne importato in America dagli immigrati come Santa Claus, la cui traduzione in italiano è solitamente Babbo Natale.
Oggi Babbo Natale ha perso ogni connotazione religiosa e grazie all’inventiva dei pubblicitari di una nota bevanda statunitense, la CocaCola, divenne il vecchietto vestito di rosso che conosciamo.
Negli USA è nata addirittura un’associazione che sostiene la sua esistenza e ne ricerca le prove, la Institute of Scientific Santaclausism.
La dimora di Babbo Natale cambia a seconda delle tradizioni. Negli Stati Uniti si sostiene che abiti al Polo Nord (situato per l’occasione in Alaska) mentre in Canada il suo laboratorio è indicato nel nord del paese; in Europa è più diffusa la versione finlandese che lo colloca nel villaggio di Rovaniemi, in Lapponia. Secondo i norvegesi la sua residenza è Drobak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale.
Altre tradizioni parlano di Dalecarlia, in Svezia, e della Groenlandia. Nei paesi dove viene identificato con San Basilio viene talvolta fatto abitare a Cesarea in Cappadocia (Turchia).