gravidanza
In Gravidanza

Che cosa succede una volta entrata in ospedale?

Quando le contrazioni sono ritmiche e frequenti, nel caso in cui si verifichi la rottura del sacco amniotico, anche in assenza di contrazioni o se compaiono perdite di sangue è necessario andare in ospedale.

Per fare il ricovero è necessario potare con sè la tessera sanitaria e la carta di identità (se le dimentichi però nessuno di sgriderà…).

Già, ma una volta dentro? Che cosa succede una volta entrata in ospedale?

Possiamo riassumere tutto in sette passi:

  1. Normalmente si crea una cartella clinica ostetrica e si effettua la valutazione del rischio. In questa cartella clinica c’è la data dell’ultima mestruazione e il tempo di gestazione: se inferiore a 37 settimane, si tratta di un parto prematuro.
  2. L’ostetrica misura la pressione arteriosa, prende la temperatura e poi un medico, o un’altra ostetrica, verifica se sono presenti le contrazioni.
  3. Il ginecologo realizza un’esplorazione per verificare se l’utero corrisponde al tempo di gestazione, la situazione fetale, la presentazione (cefalica, podalica…) e si controllano anche le membrane per vedere se il sacco è rotto oppure no.
  4. Si procede quindi all’esplorazione cervicale per verificare il collo dell’utero e analizzare la dilatazione, la consistenza (se è morbido o rigido), la posizione e anche l’altezza della presentazione.
  5. Più tardi la partoriente passa alla sala travaglio, dove le effettueranno il monitoraggio cardiotocografico per valutare la frequenza cardiaca fetale e la dinamica uterina (contrazioni).
  6. Si può anche realizzare una amnioscopia per valutare la quantità e il colore del liquido amniotico e lo stato del sacco.
  7. Quando la dilatazione raggiunge i 3 o 4 centimetri, si procede con l’anestesia epidurale se la donna lo ha richiesto. Oggi questa pratica è estesa a quasi tutti gli ospedali ed a tutti i centri privati.