Meglio il parto cesareo o il parto naturale? C’è qualche differenza per il bambino? Assolutamente sì.
Quando il parto è naturale
Non è corretto definire parto “naturale” semplicemente una nascita che avviene per via vaginale, senza grandi complicazioni. Nel linguaggio comune, infatti, questo termine indica solo che il bambino nasce senza parto cesareo. Ma se si parla di parto naturale autentico, deve avvenire a certe condizioni. Altrimenti non lo è, come talvolta accade in alcuni ospedali che lo propongono a parole. Ma che poi, nei fatti, offrono una assistenza tradizionale.
Se si vuole permettere alla complessa “cascata” di ormoni del travaglio di svolgere il suo compito, la donna non va disturbata, la sua intimità va rispettata, deve poter ascoltare il suo istinto, essere libera di muoversi e di scegliere la sua posizione, bisogna permettere al travaglio di iniziare spontaneamente ed evitare il più possibile accelerazioni con l’infusione di ossitocina o la rottura artificiale delle acque. Anche l’analgesia epidurale o interventi ostetrici come l’episiotomia, spesso eseguiti di routine, sono considerate “interferenze”.
Quali differenze per il bambino che nasce con parto naturale?
Se il parto si avvia spontaneamente al termine della gravidanza, con un feto in posizione cefalica e si conclude con la nascita e l’espulsione della placenta senza complicazioni ostetriche o neonatali, si garantiscono anche le condizioni ottimali per la salute psicofisica del bambino.
Lo dimostrano le ricerche sull’adattamento neonatale e quelle della psicologia perinatale, la branca della psicologia che si occupa di gravidanza, parto e puerperio.
A livello fisico. Se, appena nato, il piccolo non è separato dalla mamma, presenta una regolazione termica e un’ossigenazione migliori, un ridotto consumo di ossigeno e calorie, un minor rischio di ipoglicemia, livelli inferiori di ormoni dello stress e una significativa riduzione del pianto.
A livello mentale. L’esperienza della nascita è importante perchè resta, in qualche modo, per sempre impressa nella memoria. Esiste una sorta di memoria genetica o neurobiologica, che è formata dalle prime impressioni neurosensoriali, e che può riemergere dopo anni nelle sedute di rielaborazione della nascita o rebirthing. A livello di memoria psicologica sono fondamentali le prime esperienze di attaccamento tra mamma e bambino: ad esempio è dimostrato che la somministrazione di ossitocina sintetica durante il travaglio (per rinforzare le contrazioni) limita i successivi rilasci ormonali sia nella mamma che nel bambino. La conseguenza è che le sue pupille risulteranno meno dilatate e i primi sguardi con la mamma saranno privati della naturalezza del primo incontro, così fondamentale per l’avvio di una buona relazione di attaccamento.
Insomma, più si evitano le interferenze durante il parto, più questo sarà dolce e più la donna sarà protagonista… più si avranno effetti benefici sul nascituro.