Baby-sitter? Nonni? Nido? Avvicinandosi il ritorno al lavoro della mamma, i genitori devono scegliere quale sia la soluzione migliore per loro. Nel valutare le possibilità, non va dimenticato che l’ingresso all’asilo nido deve avvenire a tappe e prima del “grande passo” il bebè dovrebbe sperimentare qualche breve separazione dai genitori affidato ad una persona di fiducia: all’inizio un’ora, poi due o un pomeriggio. Quando inizia il vero inserimento, poi, nella prima settimana la mamma deve restare con lui al nido un paio di ore al giorno; quindi iniziare ad assentarsi, via via sempre più a lungo.
Perciò, soprattutto la mamma deve essere pronta ad investire molto più tempo di quello che impiegherebbe per “istruire” una nuova baby-sitter, per aiutare il suo bambino a familiarizzare con questa nuova realtà che lo terrà lontano da casa per parecchie ore al giorno.
Pubblico o privato?
Optato il nido, rimane la questione più ardua: la scelta della struttura. Da che parte si comincia, considerando che l’unica certezza è che questa struttura accoglie il piccolo a partire dai 3 mesi (attenzione: alcuni asili nido privati non prendono i lattanti) fino ai tre anni?
La prima condizione per non sbagliare è informarsi adeguatamente e per tempo.
“Per tempo”, in realtà, è un eufemismo, in particolare nel caso degli asili nido comunali per cui le liste sono spesso infinite.
Comunque, le alternative che si sono concretizzate in questi anni sono davvero tante: nidi condominiali (al massimo 3 bambini), micro-nidi (non più di 7) fino ad arrivare a quelli in franchising e aziendali che hanno caratteristiche molto simili ai nidi comunali, il cui costo, dipende molto dal reddito familiare.
In linea di massima, rispetto a quelle pubbliche, le strutture gestite dai privati assicurano maggiore libertà ai genitori (ma ovviamente costano molto di più): non hanno limitazioni nè per la presentazione delle domande, nè sulla scelta della zona di ubicazione. E ancora, di solito sono più flessibili anche sul fronte degli orari e le chiusure per festività vengono abitualmente concordate con largo anticipo.
Come scegliere quello giusto?
Cambiare l’asilo comporta un altro inserimento, l’allontanamento dalle educatrici e dai compagni… Quindi, per non sbagliare servono delle verifiche sul campo, anche se l’istinto genitoriale ha il suo peso. Comunque, nei limiti del possibile è meglio optare per un nido già esistente da tempo, meglio ancora se conosciuto e apprezzato da amici e conoscenti. Ecco, in dettaglio, cosa si deve soprattutto tener presente.
- Il personale: 1 a 6 è il rapporto numerico medio tra educatrici e assistenti e bambini (in base alla frequenza massima e non al numero degli iscritti).
- La ricettività: di solito non oltre 100 iscritti. I nidi accolgono in media tra i 40 e i 70 bimbi. Preferibili le strutture di dimensioni medie (30/45 ospiti) in cui il numero delle educatrici consenta, senza grandi difficoltà, delle sostituzioni interne.
- Lo spazio: il nido deve avere degli spazi per le cosìdette “routine” (come pappa e risposino) e per le varie attività, come quelle ludiche e creative.
- Gli arredi, i materiali e i giochi: gli arredi, oltrechè sicuri, dovrebbero essere accoglienti e tranquillizzanti per evitare troppi stimoli.
- Le attività: un buon asilo nido si giudica in primis dalla qualità di quelle quotidiane poù che da quelle extra (come musica e lingua straniera).
- La partecipazione dei genitori: è fondamentale, oltre alle riunioni periodiche si deve sempre poter chiedere un incontro individuale con le educatrici.
- La mensa: i genitori vanno informati sui menu, stabilito da esperti e, al bisogno, va modificato secondo le esigenze del bambino.
- Gli spazi esterni: sono obbligatori per legge, ad eccezione che nei centri storici. Il giardino deve consentire esplorazioni sicure ed essere attrezzato (scivoli, tricicli…).