Quando tuo figlio comincerà a vocalizzare (la cosìdetta “lallazione”) sarà molto importante prestargli ascolto.
L’espressione del tuo viso, la mimica facciale e lo sguardo che cercano quello del bambino lo sproneranno a produrre altri suoni. E qui siamo intorno ai 5-6 mesi di vita.
Il piccolo nono può ancora capire il significato delle vostre parole ma il tuo sorriso e la tonalità di voce gli dovranno sempre trasmettere messaggi positivi come: “Bravo! Ti ascolto. Fai molto bene!”. In alcuni momenti interromperà i vocalizzi e potrai approfittarne per rispondergli.
Già… ma come parlare al bambino? Lui/lei dice: “dadada, bububu”, è la lingua del bebè. Se anche tu gli rispondi nel modo che per te è ridicolo con dei “gnaaa, ganan agugù”, in realtà sono dei messaggi carichi di dolcezza e gentilezza. Quello che dovrai fare è trovare il giusto equilibrio: il parlare bebè terminerà naturalmente quando il bambino cresce e quando diventerà più facile comunicare con lui.
Non sembra ma quando il bambino viene alla luce si trova a dover elaborare talmente tante informazioni che se agli inizi tu gli parli, diciamo così, “nella sua lingua”, con i tratti del viso che saranno esagerati e gli occhi spalancati… questo gli piacerà e lo aiuterà a trovarsi meglio in questo nuovo mondo.
Stimolare un bambino significa fargli vedere un gatto e dire: “miao miao”. Attenzione però a non sottovalutarlo. Col passare del tempo, aggiungi complessità alle frasi: al posto di dire “Vuoi il biberon?”, aggiungi qualcosa e digli, per esempio, “Vuoi il biberon blu?” oppure “Vuoi bere dell’acqua o del latte nel biberon?”. Sicuramente tuo figlio non potrà ancora rispondere, ma siccoma ama imparare, registrerà i suoni.
Ah, doveroso dirlo: metterlo davanti alla televisione non serve a nulla.
Le parole devono essere rivolte a lui. Il bambino deve essere immerso nelle parole, anche se questo non vuol dire che tu debba parlargli costantemente; come sempre, bisogna evitare ogni eccesso.
Parlagli nel corso dei vari momenti che scandiscono la giornata. Per esempio, quando prepari la pappa:”Sai che cosa mangiamo a pranzo? Un buon purè di patate che ti ha preparato il papà” oppure “Adesso mettiamo la giacca e usciamo a fare una bella passeggiata! Andiamo ai giardinetti?”.
Non esitare a esprimere le emozioni: trovi che sia un bambino formidabile? Diglielo: “Sai, la mamma ti vuole tanto bene!”. Non importa se non capisce esattamente il significato delle parole. Ascolterà quello che gli dici e sarà rassicurato dal tuo discorso pieno di amore e tenerezza.
Per stimolarlo, quando prende in mano un oggetto ditegli: “Ecco un tappo!” oppure: “Questa è la penna di papà”. Quando punta il dito verso qualcosa, chiedetegli: “Vuoi il ciuccio?”. Così, piano piano, imparerà ad associare parole agli oggetti.
Inutile dire che leggergli delle storie e fargli vedere dei libri per bambini della sua età pieni di figure colorate non può fargli che bene.
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- Associa il “parlare da bebè” al “parlare da adulto”. Per esempio in una stessa frase puoi dire: “Com’è carino quel bau bau!”, mentre gli indichi un cane.
- Se parli con voce dolce e tonalità acute, reagirà maggiormente a ciò che dici.
- Il sussurrare stimola la sua curiosità.
- Ripetere i suoi stessi vocalizzi lo incoraggerà a produrre suoni e gli pemetterà di entrare in comunicazione con te.
- E’ meglio usare frasi corte e semplici
- Ripeti le parole chiave del discorso. Sarà noioso per te ma utile per lui.
- Quando parla, guardalo con attenzione. Scoprirà che i suoni hanno un effetto su coloro che lo circondano.
Ricorda: non è corretto confrontare lo sviluppo del linguaggio di tuo figlio con quello di altri bambini.
Alcuni studi hanno dimostrato che il linguaggio dipende in gran parte dai geni (al 50%). Cosa che spiega anche perché ogni bambino si sviluppa secondo i propri ritmi.
Se parlerà molto presto, questo non avrà nulla a che fare con il suo quoziente intellettivo futuro.
Se davvero ritieni che abbia un problema nel linguaggio recettivo o espressivo, parlane subito con il pediatra e chiedi una consulenza professionale.
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